Norman Gobbi: Giovani disoccupati, ora bisogna intervenire
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La Lega dei Ticinesi si è più volte occupata di disoccupazione giovanile, in particolare con diversi atti parlamentari miranti a che sia lo Stato a dare il buon esempio, limitando i doppi redditi e offrendo possibilità di impiego ai giovani.
In passato i tassi di disoccupazione giovanile, nelle fasce d'età dai 15 ai 24 anni, hanno già raggiunto punte del 7.2% (2005-2006), dimostrando che questo fenomeno non è passeggero ma - purtroppo - strutturale. Oggi questa punta è ha raggiunto il 7.3% e rispetto al 2000 (3.8%) la situazione è drammatica: l'incidenze della disoccupazione giovanile è il doppio di soli 10 anni fa.
Particolarmente allarmante la fascia più giovane, con un +62 unità a settembre 2010, pari ad un aumento del 22.8% di disoccupati; un quinto in più rispetto il mese di agosto.
La costanza dei dati di disoccupazione giovanile degli ultimi anni, così come i segnali di una presenza costante e ormai strutturale di penuria di impiego per i giovani, deve portare l'autorità cantonale a formulare risposte innovative.
Il fatto che la problematica abbia assunto una dimensione strutturale è dimostrato dai tassi di disoccupazione dei giovani sotto i 25 anni registrati in tutti gli Stati dell'Europa occidentale: sono ampiamente superiori rispetto ai tassi globali di disoccupazione. La Confederazione ha approntato diverse misure (in atto negli anni 2010-2011), le quali prevedono contributi finanziari per misure di perfezionamento rivolte a chi ha concluso una formazione professionale di base e si ritrova disoccupato, e aiuti finanziari per datori di lavoro tesi a promuovere l'assunzione di giovani adulti disoccupati con poca esperienza professionale.
Il Cantone prevede già diverse misure secondo la legge sul rilancio dell'occupazione e sul sostegno dei disoccupati (L-rilocc), atte a favorire il primo impiego e l'inserimento in azienda dei giovani; alla luce dei dati della disoccupazione, queste misure sembrano essere poco efficaci. Questo è dato dal fatto anche che se nel settore dei servizi ci sono pochi posti di tirocinio e molte richieste di personale formato, nel settore dell'edilizia e del commercio il problema è opposto.
Molte di queste soluzioni hanno però un effetto momentaneo; alcune aziende usano queste misure per ridurre i costi d'esercizio (visto che lo Stato si assume parte degli oneri sociali e aiuta il finanziamento dei posti di lavoro), ma appena scadute le misure di sostegno statale il giovane o il disoccupato si ritrova al punto di partenza.
Bisogna quindi riuscire a trovare misure atte a che i giovani ticinesi possano, dopo il periodo di formazione, introdursi nel mondo del lavoro e cumulare la necessaria esperienza che garantisca loro un'occupazione durevole. Dopo il periodo di formazione, l'esperienza pratica dei giovani viene valutata insufficiente da parte dei datori di lavoro, i quali favoriscono - ahinoi - in questi casi soluzioni di frontalierato; questa situazione annulla tutti gli sforzi profusi da aziende e Cantone nella formazione, perché i primi anni di pratica post-formativa sono decisivi all'inserimento e al miglioramento delle capacità professionali dei giovani adulti.
Viste queste premesse, il Consiglio di Stato è incaricato di elaborare una strategia e delle misure adeguate atte a favorire ulteriormente il primo impiego dei giovani sotto i 30 anni, con soluzioni d'impiego di carattere duraturo.
Norman Gobbi, per il Gruppo parlamentare della Lega dei Ticinesi