domenica 27 febbraio 2011
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lunedì 21 febbraio 2011
Parco Adula Intervento 21 02 11 (R. 6421) per il gruppo LEGA dei Ticinesi
giovedì 17 febbraio 2011
Da Ticinolibero

Lunedì Giuliano Bignasca era ospite di Contesto, trasmissione della RSI La1. Martedì il Nano fa sapere, a quelli della RSI, che in Via Monte Boglia si incontra con Franco Lazzarotto, già vicepresidente del PLRT, popolare direttore delle scuole medie di Biasca, nonché ex presidente di Castellinaria.
Ed ecco scoperto l’arcano. Il nome che avrebbe potuto sostituire Giuliano Bignasca sulla lista della Lega era quello di Lazzarotto. E sarebbe stato un colpo ad effetto, da parte della Lega. Eclissata questa ipotesi, il Nano se l’è giocata tutta sul piano pubblicitario. Far sapere ai media della discussione fra Bignasca e Lazzarotto in Via Monte Boglia, in vista di un passaggio alla Lega di quest’ultimo, è un ottimo spot pubblicitario per il partito di Borradori.
Ormai sono mesi che i Bignasca (Giuliano e Boris) sono indaffarati in un’articolata campagna acquisti. Prima Paolo Sanvido (proveniente dal PPD), poi Cleto Ferrari (PS Ticino), e Rodolfo Pulino (Partito comunista). A giorni verrà ufficializzato (TicinoLibero è l’unico portale che l’aveva anticipato già qualche settimana) il passaggio di Giancarlo Seitz, che da ex PLRT (area radicale) poi diventato socialista, si appresta ora ad entrare nella corte del Nano. E adesso Franco Lazzarotto.
I Bignasca si sono mossi a 360 gradi per rafforzare la squadra. Ora ci manca solo che la Lega riesca a portare fra le sue fila Giovanni Cansani, ex municipale socialista di Lugano molto amato dalla sua base, ed ecco che la Lega diverrebbe la più forte.
Anzi, se ci è consentita una licenza di fantapolitica, il Nano potrebbe uscire dalla lista il 21 febbraio e farsi sostituire da un uomo che di numeri e cifre ne capisce molto come Alfonso Tuor, già responsabile dell’informazione della radio e delle pagine economiche del Corriere, ora “esiliato” in Cina. Questo, secondo noi, sarebbe un bel coup de théâtre, e garantirebbe matematicamente alla Lega il raddoppio in governo.
Ma lasciamo da parte la fantapolitica. Bignasca ha dichiarato che sarà proprio lui ad essere in lista. E a questo punto, probabilmente, se venisse eletto, lascerebbe al terzo più votato (Gobbi o Quadri) l’onore di affiancare Borradori in governo.
A prescindere da queste nostre speculazioni, la questione politica da mettere in risalto è un’altra. Oggi, la Lega è l’unico partito a riuscire a far campagna acquisti negli altri partiti. E non è scontato che un partito con un presidente a vita, dove non esistono particolari organi interni (congresso, comitato cantonale, direzione, …), riesca ad essere seducente nei confronti di personaggi politici di primo piano come Franco Lazzarotto o Giancarlo Seitz. La domanda da porsi è quella dello stato di salute dei partiti storici. Alcuni loro esponenti decidono di lasciarli, per andare alla corte del presidente a vita. Certo, qualcuno potrebbe dire che si tratta di arrivismo personale. E può anche essere, ma se qualcuno preferisce la Lega ai partiti storici, forse vuol dire che il livello di dialettica e di dibattito interno nei vecchi partiti non è chissà che cosa. Uno ragiona, e se è vero che nella Lega c’è un padre-padrone, è anche vero che gli altri partiti sono gestiti dai “clan” (sempre gli stessi da decenni), che decidono cosa fare, chi sostenere e quale nome isolare. C’è poi così tanta differenza?
La campagna acquisti della Lega mostra la debolezza e il declino dei partiti storici. Sempre più in mano ad una “cricca” (spesso mediocre), che funziona con criteri più amicali e fideistici che per meriti. Sempre più persone si allontanano dai partiti. E se anche il PS Ticino, nel 2007, decide di non candidare per il Consiglio di Stato un Sergio Savoia (preferendogli una Pelin Kandemir Bordoli), obbligandolo di fatto a migrare verso una formazione politica minore, come i Verdi, vuol dire che i socialisti non sanno riconoscere il talento, se non politico perlomeno di comunicazione politica. Stessa sorte era successa, qualche anno prima, a Brenno Martignoni, allora giovane esponente del PLRT di Bellinzona, che però non lo voleva come sindaco. La cittadinanza di Bellinzona invece sì. E l’elenco potrebbe continuare. Ora semplicemente Bignasca aggrega i nomi buoni che i clan che gestiscono i partiti storici decidono di isolare. In un mondo sempre più “liquido e decostrutto”, le segreterie dei partiti contano sempre meno.
E se qualcuno si soffermasse a riflettere sull’incontro fra Lazzarotto e Giuliano Bignasca, che si è tenuto martedì, e sulle dichiarazioni dell’ex vicepresidente PLRT quando dice che per lui ormai le cantonali sono un capitolo chiuso, forse dovrebbe interrogarsi perché Bignasca pensa di aggregare e “valorizzare” questo liberalradicale e il suo partito no. È chiaro a tutti che il Nano voleva nella lista per il Consiglio di Stato il direttore delle scuole medie di Biasca. Il PLRT di Gianora ci aveva mai pensato di “utilizzare” Lazzarotto come candidato per il governo?
La commissione cerca di Fulvio Pelli ed Edo Bobbià, ha mai tenuto in considerazione il nome dell’ex presidente di Castellinaria?
Tenuto conto che a lasciare è Gendotti, che guida il dipartimento della scuola e della cultura, era così strano candidare un nome che da una vita lavora nella scuola e che è statopresidente di una delle più importanti manifestazioni culturali di questo cantone? No, si è preferito puntare sullo sconosciuto Raffaele Tognacca, e poi su Marco Tela. Ma Tognacca e Tela cos’hanno fatto per il PLRT in più di Lazzarotto? E per il Canton Ticino? Certo, Lazzarotto è sopracenerino. E bisognava a tutti i costi mettere in lista Christian Vitta, giovane economista cresciuto “nell’arcipelago” della Fidinam (creatura di Tito Tettamanti). E Sergio Morisoli, uomo Credit Suisse, braccio destro di Marina Masoni, e voce liberista di Comunione e Liberazione. È così che i Franco Lazzarotto vengono sempre lasciati da parte. Ma forse, in questa campagna elettorale, avrebbe potuto dire qualcosa di non-generico e con cognizione di causa sulla scuola ticinese, che fino a prova contraria è la più grande “agenzia” formativa, culturale e di integrazione di questo Cantone.
Ma nei partiti storici non si è più considerati. E preso atto che nessuno ha criticato severamente la commissione cerca del PLRT per il lavoro svolto, non resta che cambiare casacca.
P.S.: il Corriere del Ticino di Giancarlo Dillena e Fabio Pontiggia ha pubblicato il suosondaggio elettorale, che da Morisoli eletto in governo. Non avevamo dubbi che il foglio di Muzzano riuscisse a prevedere l’elezione del ciellino liberista e la totale debacle della socialista Chiara Orelli, la candidata che più di altri si sta profilando sulla laicità. Quattro anni fa a Muzzano avevano messo in cantiere il foglio gratuito “Corriere buongiorno”. Oggi le ristrettezze economiche limitano il tutto ai sondaggi.
martedì 15 febbraio 2011
Bignasca: "Un muro tra il Ticino e l'Italia"
La provocatoria proposta del leader leghista contro l'emergenza dei clandestini che potrebbe presto colpire il Ticino
Iniziamo con quello che è il cuore del problema. Per dire che non saranno i poliziotti italiani a presidiare i porti tunisini per arginare il flusso migratorio, ma le stesse forze armate tunisine, "equipaggiate" anche con mezzi italiani. Lo ha detto il ministro degli esteri,Franco Frattini, poco prima di rientrare da Tunisi, al termine di un'altra giornata difficile sul fronte immigrazione. Il premier italianoSilvio Berlusconi ha parlato con il presidente del Consiglio europeo Van Rompuyconcordando l'opportunità di un vertice Ue. Il ministro dell'interno Roberto Maroni ha rinnovato le sue preoccupazioni, sottolineando l'urgenza di un intervento europeo. Berlusconi e Maroni saranno oggi insieme in Sicilia, dove anche stanotte è stato intercettato un peschereccio di migranti.
Bignasca vuole un muro
Dal Ticino si alza intanto una voce provocatoria, ma che rende l'idea su quelle che potranno essere le conseguenze anche dalle nostre parti della crave crisi nordafricana. Per frenare il flusso dei profughi dalla vicina penisola alla Svizzera - ha detto ieri sera il leader leghista Giuliano Bignasca ad un dibattito sulle elezioni cantonali sulla RSI - "bisognerà costruire un muro di cemento lungo tutta la frontiera con l'Italia".
Le Guardie di Confine sono pronte
L'Ufficio federale della migrazione è alla finestra. E le Guardie di Confine si dicono pronte a rafforzare la sorveglianza nella zona di Chiasso e in particolare alla dogana ferroviaria del San Gottardo. I primi effetti dell'ondata di profughi dovrebbe sentirsi tra circa una settimana. tio