Parco Adula Intervento 21 02 11 (R. 6421) per il gruppo LEGA dei Ticinesi
In questo rapporto ci sono due aspetti di rilevanza politica poco approfonditi e, se considerati, ci portano ad una chiara ed unica conclusione.
Il primo aspetto emerge dalla
scelta di fondo.
Se di principio possiamo ritenere che la creazione di un parco possa rappresentare un’opportunità di sviluppo per una regione, va data attenzione alla scelta del tipo di parco, in quanto la Legge mette a disposizione tipologie con accenti molto differenziati. In questo caso specifico va pertanto soppesato attentamente quale tipo di parco di valenza nazionale sia il migliore per la valle di Blenio, quale sposi meglio il comprensorio, la sua realtà, la sua cultura, la sua storia, la gente che vi opera.
• Il tipo Nazionale costituito da vasti territori a carattere essenzialmente naturale e che persegue tre obiettivi principali: la protezione degli ecosistemi, i quali devono evolversi liberamente; l’offerta di spazi ricreativi e di possibilità educative alla popolazione; la promozione di ricerche scientifiche sulla fauna e sulla flora indigene nonché sui processi naturali;
• Il tipo naturale regionale, che comprende vasti territori rurali degni di nota e abitati dall’uomo. Esso contribuisce concretamente alla creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo sostenibile, all’educazione ambientale, alla scoperta del patrimonio naturale e cultura le, come pure alla promozione di tecnologie innovative e rispettose dell’ambiente;
Per quanto riguarda il lato ticinese del Parco Adula, il comprensorio toccato è quello della Valle di Blenio. Per chi conosce la realtà della valle di Blenio, dalle definizioni appena citate risulta chiaro che questa regione, se dovesse ritenere necessario istituire un parco, questa regione sposa per mentalità di chi vi vive e per situazione reale che si riscontra, solo e solamente un parco di valenza nazionale del tipo naturale regionale. È una Valle che conta ancora il 26% della popolazione attiva nel primario ed esegue una marcata gestione del territorio che unita ai nuclei abitati crea un paesaggio sicuramente degno di nota. Grazie a queste caratteristiche sempre più rare, gestione di qualità del territorio e architettura tradizionale, questa è una regione che se nel tempo riuscirà a tramandare questi aspetti concorrenziali, potrà godere di grande attrattiva. Se valutiamo da questo punto di vista i territori che le altre tre regioni coinvolte nel progetto Adula mettono a disposizione non esiste paragone con la parte ticinese.
Alcuni studi a livello nazionale hanno evidenziato che l’attuale parco nazionale dell’Engadina che esiste da ben cento anni ha portato ricadute economiche in particolare in quanto nella regione ci sono già importanti infrastrutture d’accoglienza. Nel progetto parco Adula le infrastrutture d’accoglienza si situano ai margini delle regioni della Surselva e non da noi.
A ulteriore completazione del messaggio e del rapporto, sempre in merito alla scelta di fondo, è importante segnalare che il progetto di creare il parco nazionale Adula è nato nel 2000 a seguito di un concorso di Pronatura che metteva sul tavolo ricchi premi. A quel concorso aderirono sei o sette regioni della svizzera. Oggi resta in gara solo il Ticino con il progetto Parco Adula e forse anche con il progetto Parco del locarnese.
Nel frattempo a livello nazionale sono stati riconosciuti altri tre parchi di valenza nazionale del tipo naturali regionali, e si sono candidati, accanto al progetto Adula, l’unico del tipo nazionale, ben altri 14 del tipo regionali naturali. Forse dovremmo imparare qualcosa anche dal resto della svizzera che quando si tratta di fare i propri affari è molto brava.
Bisogna anche segnalare che il progetto parco Adula logicamente, per natura, non riscontra particolare sostegno dalla gente della valle e nel 2009 quando i Municipi sono stati chiamati ad una prima decisione, è stato salvato da uno stato quasi agonizzante, tramite una lettera del Vicedirettore del BAFU (UFAM). Lettera che merita un premio per le particolari doti artistiche nel menar il can per l’aia. Fa sorridere come un progetto di squisita valenza territoriale che lo si vorrebbe spinto dal basso, si giochi su cavilli giuridici e interpretazioni d’ordinanze e metta in secondo piano la chiarissima, univoca volontà del legislatore che si evince dalle citate definizioni dei tipi di parco proposti.
Sembrerebbe che questo progetto sia più voluto dal BAFU e da Uffici cantonali, che dalla gente della Valle di Blenio, la quale per storia anche loro sono artisti ma nel gestire il territorio, nel creare prodotti unici, nel creare biodiversità attraverso il lavoro con la natura, e ai tempi dell’emigrazione sono stati tra i migliori artigiani nelle principali città d’Europa assieme ad altri artisti ticinesi provenienti da altre valli. Questa ricca storia e chi la raccoglie in eredità chiaramente non sposa la mentalità del parco di tipo nazionale in cui vige prioritariamente il tutelare e proteggere e dove l’uomo sembra solo una presenza scomoda e negativa nei confronti della natura.
In questo contesto approvando questo credito corriamo il rischio di fare perdere tempo alla Valle di Blenio! Non gettiamo alle ortiche altri 5 anni e mezzi pubblici per arrivare poi al momento della votazione a dover riconoscere quello che di fatto si poteva capire già dieci anni fa, ossia che se riteniamo di fare un parco di valenza nazionale in Valle di Blenio l’unico condivisibile è quello del tipo naturale regionale.
Il secondo aspetto di valenza politica di questo credito che non emerge nella trattazione è legato ai rapporti del Cantone con Berna.
Da Berna riceviamo dai soliti Uffici troppi segnali negativi e mortificanti per la nostra cultura, per la nostra storia e per le nostre autorità. Pensiamo al tema rustici. Pensiamo al no attuale alla sistemazione della strada a scopo agricolo di Leontica dove per poter accedere ai sussidi federali, ora spunta anche la richiesta di risanare gli “abusi” sui rustici. Questa potrebbe essere un’avvisaglia del tormentone che ci trascineremmo per anni nel caso in cui il PUC-PEIP dovesse essere “magnanimamente accolto” da Berna ritirando il ricorso. Pensiamo poi ai vincoli e ritardi che sta subendo il progetto di risistemazione del centro di sci nordico di Campra.
Un aneddoto da solo la dice lunga. È indelebile l’arroganza e baldanza del BAFU nei confronti dei ticinesi quando alcuni anni fa per un solo centimetro di corna di camoscio concesso dal CdS, immediatamente e senza farsi troppi problemi il BAFU mise in ginocchio il CdS minacciando di tagliare tre milioni di sussidi alle foreste.
Sempre in tema parchi, sul Piano di Magadino, con l’appoggio d’Uffici dell’amministrazione cantonale, si stanno allungando i tentacoli del BAFU volti a prenderci anche questo pregiato territorio.
Sarebbe tempo di ristabilire rispettosi equilibri e una mentalità sana nei confronti della natura e rispettosa delle nostre origini.
Questo degenerato aspetto relazionale con l’amministrazione federale, se abbiamo ancora un po’ d’orgoglio, ci dovrebbe indurre a dire di accantonare il progetto parco Adula e altri progetti simili che promuovono sterili divieti, che sono più un sintomo d’involuzione delle capacità artigianali umane che di progresso.
Per gli aspetti qui sollevati che non fanno altro che dimostrare una scelta di fondo sbagliata del tipo di parco, che stride con la realtà censita in Valle di Blenio e per portare a miti consigli i nostri autoproclamati tutori di Berna, siamo del parere che la Valle di Blenio sposi, semmai promosso, un Parco di valenza nazionale del tipo naturale regionale in cui si rimetta al centro del progetto l’uomo, la sua storia e cultura e le sue capacità artigianali volte a creare vero valore aggiunto.
Per il Gruppo LEGA dei Ticinesi Cleto Ferrari
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